La partecipazione alla previdenza a capitalizzazione in Italia: le determinanti e gli effetti economici

Nonostante le modifiche alle prestazioni previdenziali pubbliche e la crescente consapevolezza che in futuro sarà necessario integrare le pensioni statali con risorse aggiuntive accumulate durante la carriera lavorativa, l’attitudine dei lavoratori italiani nei confronti della previdenza integrativa rimane scarsamente favorevole. Partendo dai dati di due survey condotte presso un campione di lavoratori, il paper evidenzia come la scelta di adesione a previdenza complementare sia legata soprattutto a considerazioni di natura patrimoniale/reddituale, alla condizione lavorativa e al livello di fiducia nei confronti degli investimenti finanziari. I lavoratori con maggiore probabilità di adesione hanno già attivato altre forme di investimento mobiliare e immobiliare, dispongono di un reddito più elevato rispetto a quelli che non partecipano alla previdenza di secondo pilastro, sono iscritti a un sindacato e lavorano presso aziende del settore privato. Di contro, i lavoratori non sindacalizzati, con basse retribuzioni e ridotte capacità di risparmio hanno una minore probabilità di iscriversi a un fondo pensione. Si tratta, tuttavia, dei soggetti che, presumibilmente, avranno maggiore necessità di previdenza complementare a causa delle riforme approvate negli ultimi anni, sia sul versante pensionistico pubblico, sia in materia di diritto del lavoro. Le determinanti dell'adesione agli schemi di secondo pilastro rimangono stabili nel tempo, le recenti crisi finanziare non sembrano avere modificato nella sostanza il profilo degli iscritti ai fondi previdenziali integrativi.